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Molteplici sono le ragioni che possono spingere una persona a voler intraprendere un’esperienza di volontariato. Ma quali di queste ragioni hanno contribuito alla mia decisione di andare volontario in Francia? In questo articolo provo, ad un anno di distanza, a fare un’analisi di quel processo decisionale ed a verificare il raggiungimento dei risultati eventualmente aspettati.
Per prima cosa credo sia importante avere una comune definizione del volontariato. Da Wikipedia ‘il volontariato è un’attività libera e gratuita svolta per ragioni private e personali, che possono essere di solidarietà,di assistenza sociale e sanitaria, di giustizia sociale, di altruismo o di qualsiasi altra natura’.
Molto interessante è anche quanto pubblicato da YOUNICEF Italia che elenca una serie di motivazioni al volontariato esposte Edoardo d’Ascola, e Alessandro Preziosi due giovani volontari e che io ritengo una base valida ed esaustiva per analizzare i motivi della mia scelta.
Tanti motivi per essere volontario, tanti motivi per spendersi in un cambiamento….
Perchè è un’attività libera e gratuita svolta per ragioni che possono essere di solidarietà, di giustizia sociale o di semplice altruismo
Perchè senza volontariato il bene comune e la società non possono durare a lungo poichè il loro progresso e la loro dignità, dipendono in larga misura proprio da quelle persone che fanno più del loro stretto dovere.
Perchè il volontariato rappresenta un modello fondamentale dell’azione positiva e responsabile dell’individuo, secondo un decreto della corte costituzionale.
Perchè “i volontari non sono dei tappabuchi nella rete sociale ma persone che contribuiscono a formare il volto umano e cristiano della società” Papa Benedetto XVI
Perchè è bello sognare di aiutare ma aiutare a sognare è meglio.
Perchè ti permette di conoscere nuove persone, e a volte nuove culture.
Perchè l’aiuto di ognuno di noi è importante.
Perchè in questo mondo arrogante e menefreghista i volontari servono, anche a quelle persone arroganti e menefreghistePerchè volontario non si nasce ma si diventa.
Perchè il volontariato è condivisione.
Perchè è fare il miglio in più che ti separa da una meta.
Perchè è porgere una mano senza chiudere gli occhi.
Perchè “sono un ragazzo fortunato”, ma altri no.
Perchè nessuno regala niente ma i volontari si.
Perchè è bello avere dei valori da seguire.
Perchè non è idealismo.
Per imparare a guardare il mondo con gli occhi di un altro.
Perchè i gesti valgono più di mille parole.
Perchè il problema di un bambino è il problema di tutti.
Perchè è speranza.Perchè ci si diverte.
Perchè chi dona si arricchisce più di chi riceve.
Perchè mi sento parte di qualcosa di più grande.
Per la gioia di strappare un sorriso.
Perchè è gratis e di gratis ci è rimasto ben poco.
Perchè il volontariato è la linfa vitale della nostra convivenza e costituisce un elemento caratterizzante e distintivo della qualità della nostra democrazia.
Per essere il cambiamento che vogliamo vedere avvenire nel mondo.
Perché è giusto.E’ possibile.
Il mio primo ‘contatto’ con il volontariato parte da molto lontano. In età adolescenziale, (dai 14 ai 17 anni) ho frequentato un oratorio salesiano dove, anche dopo studi mirati di sociologia e psicologia spicciola, avevo avuto la responsabilità di un gruppo di ragazzi più giovani che frequentavano l’oratorio. In qualche modo, offrivo il mio tempo libero, per la crescita ed il divertimento del gruppo. Qualcuno obietterà che non si tratta di ‘vero volontariato’, ma era pur sempre il mio tempo libero, la mia persona, che venivano messe a disposizione di altri senza alcun tornaconto personale. Analizzando le possibili motivazioni, credo che quello che mi spinse ad accettare l’incarico sia stata la voglia di aiutare i più giovani e la voglia di condividere le mie giovani conoscenze.
Gli studi, il servizio militare, l’attività lavorativa molto intensa e per lungo tempo intrisa di frequenti viaggi all’estero, mi avevano distratto da qualsiasi pensiero di volontariato attivo, anche se le notizie di volontari che si spostavano nelle attività in cui c’era più bisogno mi avevano sempre interessato. Poi è arrivata (che fortuna) la pensione e con essa tanto tempo libero. Tempo libero che ho utilizzato per dar finalmente corpo ai miei interessi (pittura, ceramica, cucina in prima fila). Proprio nella ceramica è da ricercare la mia seconda esperienza di volontario. Una scuola in Africa aveva bisogno di fondi per costruire pozzi, aule, banchi, ed altro. Per questa scuola ho partecipato alla raccolta dei fondi producendo piccoli oggetti in ceramica che venduti nel periodo natalizio hanno portato nelle casse alcune migliaia di euro che una mia amica ha portato personalmente in Africa. In questo caso credo che la spinta sia stata la volontà di aiutare in modo concreto chi aveva più bisogno di noi più fortunati… Devo dire che visto l’esito della raccolta mi sono sentito un importante ed ho capito di aver dato ma anche di aver ricevuto.
A questa attività di volontariato partecipava anche Christina e durante le varie sedute lavorative con lei ho iniziato a parlare di attività di volontariato fatte in prima persona nei luoghi di necessità. E’ stata Christina a trovare l’opportunità offerta dal CEMEA.. Ma perché dopo aver capito le finalità del volontariato offerto mi sono deciso a spedire la domanda di partecipazione ed il mio curriculum?
Sicuramente avevo tanto tempo a disposizione e mi sembrava corretto utilizzarlo per aiutare chi poteva aver bisogno di me. Nello stesso tempo però avevo ‘paura’ di affrontare attività in luoghi molto diversi dal mio habitat, perciò niente avventure fuori dall’Europa o dall’America del nord.
La possibilità di andare volontario in Francia era perfetta.
Volevo poter dare qualcosa che nel corso della mia vita avevo accumulato: esperienze lavorative, capacità gestionali ed organizzative, pittura, cucina, ceramica. Insomma credevo di aver molto da metter a disposizione di chi ne avesse necessità o solamente voglia di migliorare. In aggiunta vedevo per me la possibilità di crescere. Sicuramente nella lingua. Avevo studiato Francese nelle scuole Medie (sia inferiori sia superiori), ma poi la vita lavorativa per ben 37 anni mi aveva legato alla lingua Inglese: lavorando in una multinazionale statunitense, parlavo e scrivevo continuamente in lingua Inglese. Ed il mio Francese? Era nel background della mia mente: l’attività di volontariato in Francia forse l’avrebbe costretto ad presentarsi nuovamente in prima fila. Inoltre considerandomi una persona aperta alle varie culture (frutto del mio viaggiare nel mondo intero) ero sicuro che in un mese avrei potuto acquisire qualcosa in più della semplice cultura del viaggiatore per diletto, vivendo e lavorando in una comunità frequentata in primo luogo francese ma aperta a diverse etnie. Avrei anche conosciuto altre persone con la mia stessa volontà: gli altri volontari. Avremmo condiviso un’abitazione ed il tempo libero e questo avrebbe messo a prova la mia capacità di condivisione degli spazi, di rispetto delle esigenze altrui e di ricerca di un bene comune. Il tutto economicamente a costo praticamente uguale a zero. Infatti, il viaggio, l’alloggio ed il vitto erano a totale carico della comunità europea. Insomma a fronte del mio tempo libero, della mia disposizione a lavorare gratuitamente, avevo in cambio tante cose.
Com’ è andata? Dopo quasi un anno, ripensando e valutando il mese trascorso in Francia credo di essere riuscito a dare molto di quanto mi ero prefissato di dare. Ho lavorato duro (ho perso tre chili in un solo mese … altro piccolo vantaggio per la mia persona), spesso in difficoltà, ma alla fine con grande soddisfazione. Il mio obiettivo era quello di portare un po’ di cultura italiana (in special modo culinaria) ad un gruppo di giovani che dell’Italia culinaria conoscevano solo la pizza, la lasagna ed il tiramisù. Siamo andati insieme ben oltre queste tre specialità ed abbiamo preparato insieme molti piatti di cui ho lasciato le ricette in lingua francese con in aggiunta un link ad un sito in cui le ricette venivano proposte in video. Abbiamo fatto il formaggio e la ricotta partendo dal latte locale. Ho illustrato ed abbiamo brevemente discusso insieme la storia della cucina Italiana, partendo dagli antichi romani fino ai giorni odierni. Infine abbiamo fatto una grande festa con cena, canti e balli coordinandoci tutti i tre volontari italiani con le tre organizzazioni in cui lavoravamo. Con gli altri due volontari è andata bene, se si considera che comunque vista la nostra età (over 50) e le abitudini che ognuno di noi ha ben radicato, qualche malinteso fosse comunque prevedibile e forse difficilmente evitabile. Abbiamo gestito in armonia la casa, le spese; ci siamo divisi i compiti e abbiamo gestito in modo credo ottimale gli spazi comuni; abbiamo fatto belle gite nei week end, visitando la città meta del nostro volontariato e i suoi dintorni.
Io mi sento di aver ottenuto più di quanto abbia dato e questo mi fa ben sperare per il futuro. Quando si completa un’attività pensando di aver più ricevuto che dato si è spronati a riproporsi per un’attività successiva in cui dare ancora di più per compensare il gap del dare-avere.
Ho acquisito due nuove amiche (Maria Antonietta e Valeria) ed ho conosciuto molte persone di etnie diverse che mi hanno insegnato cose che nella mia cultura non avevo preso mai in considerazione come ad esempio il preparare un pasto che rispetti le regole religiose di cattolici, mussulmani ed hindu. Ho ripreso a parlare e a scrivere in Francese, grazie anche ai corsi forniti dall’organizzazione, anche se non in modo fluente. Ho conosciuto nuove località, visitato aziende vinicole di prestigio, mangiato ottimi formaggi e come tradizione dei francesi ottimi molluschi di cui sono ghiotto.
Sono pronto. Sono pronto per propormi per una successiva attività di volontariato sperando di poter dare ancora una volta il mio contributo a chi ha necessità o voglia di crescere. In fondo con la nuova legge sul pensionamento mia moglie dovrà lavorare per altri sei anni, per cui avrò ancora tempo da poter dedicare ad altri.
Giuseppe Montagna
03/10/2011 – 31/10/2011 Pau, Francia
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