Nel giugno 2011, ho partecipato al Progetto “GO + 50”, a Logrono, in Spagna. Avevo già avuto esperienze di volontariato in Italia con altre associazioni (Unione Italiana Ciechi, Associazione Bambini in Ospedale) ed ero attirata sia dall’esperienza di volontariato con ragazzi disabili, con cui avevo avuto contatti solo superficiali durante la mia professione di insegnante, sia dall’esperienza in Spagna, paese che amo molto e di cui conosco un po’ la lingua. Sono partita con alcune indicazioni e con molta curiosità. Cercherò di usare alcune parole chiave che mi si affacciano subito alla mente ripensando all’esperienza vissuta.
Calore. La prima cosa che mi viene in mente è il calore con cui tutta l’équipe di Intereuropa ci ha accolto. Ci siamo sentite da subito adottate. Forse è un’adozione facilitata dal fatto che Logrono è una città piccola, che la distanza tra l’appartamento e la sede di Intereuropa si copre a piedi in 10 minuti, che la nostra tutor parla perfettamente l’italiano, ma credo che ci sia altro. Intendo parlare dell’entusiasmo, della professionalità e della disponibilità con cui siamo state sostenute per tutta la durata del nostro soggiorno.
Interscambio. Vivere nello stesso appartamento con una mia coetanea italiana, appena conosciuta, con una ragazza della Macedonia e un giovane di SriLanka, mi ha costretta ad esercitare una flessibilità mentale sia linguistica (in casa si parlava sia spagnolo che inglese) che interpersonale. Un’esperienza molto stimolante!
Volontariato con giovani disabili. La mia lunga permanenza nella scuola come insegnante mi aveva spesso messo a contatto con la disabilità, ma qui ho potuto sperimentare la differenza tra ciò che in Italia viene chiamato “sostegno ai disabili” e un percorso verso l’autonomia che comprende a volte un inserimento nel mondo lavorativo e nelle attività del tempo libero. I disabili e le loro famiglie trovano in Intereuropa un punto di riferimento molto importante.
Intercultura. Non immaginavo che potesse esistere un museo del vino finché non ho visitato il Museo Vinanco. Ho capito quanto la coltivazione del vino faccia parte della cultura della regione La Rioja più di qualsiasi altra cosa. La religiosità della zona è un misto di fede e riti arcaici per noi molto difficili da capire.
A un anno di distanza, mi è rimasta la voglia di tornare, la voglia di fare un’altra esperienza simile, perché mi sono sentita arricchita e piena di energia vitale. Lavorare con chi ha molti problemi aiuta tutti a ridimensionare i problemi quotidiani e a vivere con maggior consapevolezza ogni attimo della propria vita.
Roberta Bedosti
01/06/2011-29/06/2011 Logroño, Spagna
Progetto GO50+
CEMEA del Lazio
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